Il sale, nel nostro immaginario, non è certo nella lista delle sostanze tossiche. Tuttavia, come in altri casi, vale la regola ben nota che è la dose a determinare la tossicità.
Secondo i dati riportati in una recensione pubblicata su Nature Reviews Earth & Environment, l’aumento della concentrazione di sale nell’ambiente, in particolare del cloruro di sodio, il comune sale da cucina, a causa delle attività umane, sta raggiungendo livelli tali da costituire una minaccia per la salute umana. I ricercatori suggeriscono di monitorare i livelli di produzione e utilizzo del sale allo stesso modo in cui già facciamo per la concentrazione atmosferica di CO2, lo stato dell’ozono, e l’acidificazione degli oceani, al fine di preservare la salute della Terra.

Il principale rischio legato al sale è la riduzione della disponibilità di acqua dolce per uso potabile, un problema già critico a causa di vari fattori, tra cui il cambiamento climatico, l’inquinamento delle risorse idriche sotterranee e la distribuzione inequabile delle risorse idriche in diverse regioni geografiche.
Ma da dove proviene tutto questo sale? Un esempio è l’uso del sale come agente anti-ghiaccio: secondo i dati raccolti nella recensione, il 44% del sale (in questo caso, cloruro di sodio) consumato negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2017 è stato utilizzato per spargere sulle strade in inverno. Altri utilizzi includono l’impiego di sali come fertilizzanti e la loro presenza in materiali da costruzione.
Per comprendere l’entità del problema, basti pensare che l’aumento della concentrazione di sale nell’ambiente dovuto all’attività umana ha coinvolto globalmente una superficie di circa 1 miliardo di ettari, equivalente all’area degli Stati Uniti. Gli autori sottolineano che la concentrazione di sale non sta aumentando solo nei corsi d’acqua, ma si sta diffondendo anche nel suolo e nell’aria. Quest’ultimo fenomeno è legato al fatto che parte degli ioni del sale può evaporare quando l’acqua in cui sono disciolti si evapora, rappresentando un ulteriore rischio per la salute umana.
Sujay Kaushal, primo autore dello studio e docente presso il dipartimento di geologia dell’Università del Maryland (Stati Uniti), spiega: “Se pensiamo al Pianeta come a un organismo vivente, l’accumulo di sale potrebbe compromettere il funzionamento di organi o ecosistemi vitali”.
La desalinizzazione dell’acqua non è una soluzione semplice, poiché è un processo energetico ed economicamente dispendioso e può generare sottoprodotti difficili da smaltire.
Oltre a rappresentare una minaccia diretta per la disponibilità di acqua potabile, gli ioni del sale dispersi nell’ambiente possono legarsi ad altri contaminanti nel suolo o nelle acque sotterranee, creando potenziali misture di sostanze nocive. Il problema non riguarda solo il cloruro di sodio, ma anche altri sali come solfati, calcio, magnesio e potassio.
I ricercatori definiscono questo fenomeno come il “ciclo antropogenico del sale”, che sta sostituendo il ciclo naturale del sale legato a processi geologici e idrologici, accelerati dalle attività umane. Gene Likens, secondo autore dello studio e docente di ecologia presso l’Università del Connecticut (Stati Uniti), afferma: “Vent’anni fa avevamo solo casi di studio isolati. Potevamo dire che le acque superficiali erano salate a New York o nelle riserve d’acqua potabile di Baltimora. Ora mostriamo che si tratta di un ciclo, dal profondo della Terra all’atmosfera, che è stato significativamente alterato dalle attività umane”.

Per affrontare il problema dell’aumento della concentrazione di sale nell’ambiente e mitigare i suoi effetti negativi, è necessario adottare una serie di misure e soluzioni:
- Riduzione dell’uso del sale: Una delle soluzioni chiave è ridurre l’uso di sale in eccesso, soprattutto come agente anti-ghiaccio sulle strade. Le autorità locali e nazionali possono promuovere l’uso di alternative più sostenibili come sabbia, cenere o sostanze meno dannose per l’ambiente.
- Migliorare la gestione delle risorse idriche: Un uso più efficiente dell’acqua dolce può contribuire a ridurre la concentrazione di sale nelle risorse idriche. Ciò può essere ottenuto attraverso la promozione di pratiche di irrigazione efficienti, il riciclo delle acque reflue e la riduzione degli sprechi idrici.
- Monitoraggio e controllo delle attività industriali: È fondamentale monitorare e regolare le attività industriali che contribuiscono all’emissione di sali nell’ambiente, come la produzione di fertilizzanti e materiali da costruzione. Normative più rigorose possono essere implementate per limitare le emissioni di sali e promuovere pratiche più sostenibili.
- Promuovere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie: Investire in ricerca e sviluppo di tecnologie avanzate per la rimozione del sale dall’acqua potabile e per il trattamento delle acque reflue può contribuire a mitigare il problema della salinizzazione delle risorse idriche.
- Sensibilizzazione e educazione: Informare il pubblico e le comunità locali sugli effetti nocivi della salinizzazione delle acque e promuovere pratiche sostenibili può contribuire a una maggiore consapevolezza e a un cambiamento comportamentale.
La gestione delle risorse idriche è spesso un problema che va oltre i confini nazionali. La cooperazione internazionale è essenziale per affrontare la salinizzazione delle risorse idriche in modo efficace, condividendo conoscenze e risorse per una gestione sostenibile delle acque.
Affrontare il problema della salinizzazione delle acque richiede un impegno globale e multidisciplinare per preservare le risorse idriche dolci e garantire un futuro sostenibile per il nostro Pianeta.
