Le isole di plastica galleggianti sono accumuli di rifiuti plastici che si sono formati nei mari e negli oceani a causa della scarsa gestione dei rifiuti e della loro incontrollata dispersione.
Queste isole possono essere estese anche per migliaia di chilometri quadrati e causare gravi danni all’ecosistema marino e alla fauna marina, che rischia di soffocare o di ingerire i rifiuti. Inoltre, la plastica che compone queste isole non si degrada facilmente e può persistere per secoli, diventando una minaccia per la salute umana e per l’ambiente.
Il termine “plastic soup” viene utilizzato per descrivere la quantità crescente di rifiuti plastici presenti nei mari e negli oceani, compresi quelli del Mediterraneo.
Anche l’Italia purtroppo ha una sua isola di rifiuti nel Mediterraneo, tra l’Isola d’Elba e la Corsica.
Questa isola è composta prevalentemente da frammenti di plastica più piccoli di 2 millimetri e rappresenta una minaccia per l’ecosistema dell’Arcipelago Toscano.
La maggior parte dei rifiuti proviene dai fiumi Arno, Tevere e Sarno e la sua dimensione continua ad espandersi.
Le microplastiche sono particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri, che possono essere derivati da diversi materiali come sacchetti di plastica, cosmetici, indumenti sintetici e altri prodotti di uso quotidiano.
Queste particelle sono dannose per l’ecosistema marino e la vita acquatica, in quanto vengono ingerite da pesci e altri organismi, contaminando la catena alimentare e potenzialmente causando danni alla salute umana.
I rifiuti plastici rappresentano tra l’80 e il 90% dell’immondizia marina su scala globale.
L’unico modo per salvare il mare è smettere di consumare plastica usa e getta: pensaci la prossima volta che vai a fare la spesa.
Fonte: Greenpeace